«Vite sospese»: genesi e sviluppo di un progetto presso il Liceo Tenca di Milano
di Valeria Malvicini
La nostra famiglia è stata toccata da una tragedia ancora prima di esistere: il padre di mio marito Renato, il nonno dei nostri figli, è stato fucilato a Fossoli con altre 67 persone. Si chiamava Luigi Vercesi, aveva 30 anni e due figli: Rosetta di 9 anni e Renato, mio marito appunto, di poco più di un mese. Più volte negli anni, ascoltando o leggendo i nomi dei fucilati durante la cerimonia di rievocazione attorno al 12 luglio, mi sono domandata come fosse la vita di quelle persone e come avrebbe potuto essere senza la guerra, la ribellione, il carcere, l’internamento ed infine la fucilazione. Di alcuni conosco i figli e i nipoti, ma di altri anche gli storici non sono riusciti a ricostruire le vicende umane.
Il 12 luglio del 1944, ben 67 prigionieri del campo di Fossoli vennero trucidati dalle SS al Poligono di Tiro di Cibeno. Le motivazioni della strage di Fossoli sono ancora in gran parte oscure, come per anni sono stati nascosti i fascicoli delle indagini in quello che è stato definito “l’armadio della vergogna”. Chissà se mai si saprà perché dal comando di Verona arrivò quella lista nominativa con l’ordine della fucilazione…
Da una collaborazione tra il Teatro della Cooperativa e la Cooperativa Pandora, con il sostegno di ANED Milano, ANPI comitato provinciale di Milano, SapereCoop Lombardia e di un gruppo di familiari che in questi anni si sono avvicinati alla ricerca delle motivazioni della strage, è nato il progetto di teatro e educazione alla cittadinanza “Vite sospese”. Il percorso, progettato nella primavera del 2020, era rivolto, in partenza, agli studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado e si proponeva di restituire voce a queste 67 vittime.
A partire dalle biografie di ciascun partigiano e deportato, dai documenti ufficiali dell’epoca e dalle testimonianze dei familiari, i ragazzi hanno potuto “adottare” un fucilato e rivisitarne la storia – per chi ce l’aveva – o regalarne una a chi ne era privo, restituendola attraverso strumenti comunicativi diversi, dalla musica all’animazione teatrale, al disegno. Ricostruire l’ipotetico futuro di chi si è sacrificato in nome degli ideali di pace e democrazia, immaginare le scelte che lo hanno portato lì, ricucendo il filo spezzato il 12 luglio del 1944, per riscoprire la Storia attraverso le piccole storie da cui è composta, perché i ragazzi potessero aprirsi a un nuovo presente e al futuro con responsabilità e consapevolezza: questi gli obiettivi del progetto. Il percorso prevedeva due parti: la prima dedicata allo studio attento delle fonti (bibliografia, articoli di giornale, testimonianze scritte, dirette e indirette, reperti audiovisivi) – condotto da me e da Alice Vercesi, nipote di Luigi e operatrice della cooperativa Pandora; la seconda tesa all’elaborazione del materiale in chiave drammaturgico/teatrale, condotta da Rossana Mola, attrice del Teatro della Cooperativa. L’attività aveva carattere multidisciplinare, presupponendo l’intervento delle diverse discipline: la Storia (per capire in quale contesto si era sviluppata la tragedia), l’Educazione alla Cittadinanza (la scelta e la responsabilità individuale anche quando comporta rischi), l’Italiano (linguaggi e generi letterari per la restituzione) e le Tecniche dell’audiovisivo (linguaggi digitali attraverso i quali veicolare una narrazione). Il percorso prevedeva un incontro con i testimoni, ovvero i parenti delle vittime della strage di Fossoli.
Così, il progetto “Vite Sospese” è stato inserito nel carnet delle proposte per le scuole del Teatro della Cooperativa e di SapereCoop per l’anno scolastico 2020/21. Una scuola si è mostrata subito interessata: il Liceo Tenca di Milano con tre classi:1^A, 2^C (scienza umane) e 2^0 (liceo musicale) e siamo partiti incontrando un gruppo di insegnanti molto motivati e a cui siamo tuttora legati, tanto che la prima iniziativa dell’Ottantesimo anniversario della Strage, organizzata da un gruppo di Familiari non ancora costituiti in Associazione - Carla Bianchi, Laura Bianchi (Vercesi), Elena Magnini, Maria Lucia Donadoni, Mormino, Chiara Cimmino, Molari - l’abbiamo tenuta proprio al Liceo Tenca, con i ragazzi ormai all’ultimo anno e molti familiari che nel frattempo eravamo riusciti ad unire al nucleo iniziale.
Ma, durante il percorso, abbiamo dovuto fare i conti con la pandemia. I ragazzi erano in collegamento in un primo tempo da casa loro, in un secondo tempo dalle loro classi, ma senza la possibilità di accesso da parte di operatori esterni; quindi, il lavoro si è svolto quasi tutto a distanza. La prima volta che ci siamo visti dal vivo è stato il 14 aprile 2021, in occasione della posa della pietra d’inciampo di Luigi Vercesi, in via Paolo Sarpi 10, a pochi passi dalla scuola. Le misure pandemiche si stavano assottigliando e i ragazzi erano tornati tra i banchi; così una rappresentanza nutrita e commossa ha potuto partecipare alla posa della pietra: alla fine della cerimonia, resa ancora più suggestiva dalla presenza degli amici Renato Sarti e della Banda degli Ottoni, i ragazzi si sono sentiti “tutti nipoti di Luigi”.
Una prima restituzione però era già avvenuta per il Giorno della Memoria di gennaio 2021. I ragazzi hanno prodotto un video “trailer” con l’aiuto, a distanza, di Rossana Mola e Chicco Dossi del Teatro della Cooperativa (https://www.youtube.com/watch?v=uafITIBPj1E) e un power point sulla storia della strage, per raccontare le drammatiche vicende ai loro compagni di tutta la scuola.
Andando con ordine, questo lo sviluppo del progetto:
1) Presentazione dell’idea progettuale agli insegnanti;
1) Primo incontro a classi unite con il racconto della strage e le testimonianze personali dei parenti;
2) Incontri successivi con i ragazzi delle singole classi con la presentazione dei materiali d’uso. La base di partenza è stata la versione digitale del libro “Uomini nomi memoria”. I ragazzi hanno scelto le storie che volevano “riannodare” e ci hanno lavorato in autonomia: chi ha restituito una poesia, come quella presente nel trailer “se solo tu fossi tornato”, chi un componimento musicale, chi dei fumetti o dei disegni;
3) Ogni classe ha poi lavorato selezionando, tra i materiali prodotti, quelli a loro avviso più significativi. Così sulla mappa in padlet (si veda oltre) sono state collocate le biografie reali (vedi op. cit.) e quelle “riannodate”. Ad esempio il papà di Pier Gabriele Molari, nella rivisitazione, tornava a casa e riprendeva il suo lavoro di insegnante ed aveva anche una seconda figlia; Mormino continuava a scrivere gialli (fatto certificato dalla copertina di un ipotetico libro con datazione successiva alla strage), un altro tornava a casa e partecipava alla creazione di un “Convitto Rinascita” (la suggestione veniva dal ritratto di un partigiano presente nell’atrio della scuola media del proponente – la scuola media di Milano Rinascita – Livi, erede effettivamente di un Convitto Rinascita).
Insomma, i ragazzi, a loro modo, con la loro sensibilità di adolescenti, a volte con qualche “cedimento” sentimentale (come non capirli!) erano entrati nelle vite tragicamente interrotte, immedesimandosi nelle loro storie personali.
Il successivo step del percorso è stato cercare nelle memorie di famiglia tracce della Seconda guerra mondiale e abbiamo trovato, tra l’altro, uno zio partigiano ucciso in uno scontro a fuoco e significativi racconti dei nonni (le piccole storie e la Grande Storia).
L’ultimo step ci ha portato a riflettere sull’attualità: “non è mai finita...” (ora più che mai). In questo caso la chiave di lettura è stata l’arte, a partire da alcune opere di Bansky, sulle discriminazioni e sulla mancanza di libertà.
I risultati del lavoro sono sintetizzati in un padlet mappa:
https://padlet.com/cooppandora3/vite-sospese-m6a81d2cqfhsp9hg.
Ovviamente il materiale raccolto è molto più ricco.
Non è stato facile lavorare in tempi di pandemia, fare lezioni di dizione e recitazione a distanza, montare i singoli pezzi, prodotti individualmente a casa dai ragazzi, … ma è stato un bel lavoro; alla fine credo che qualcosa sia rimasto, sicuramente in noi, ma penso anche in loro.